martedì 15 febbraio 2011

il programma della manifestazione svolta a San Miniato il 13 febbraio

Ore 10 Pamela ci accoglie con la sua musica.
Ci raccogliamo nella piazza del bastione.
Leggiamo insieme a più voci un testo sui lavori delle donne.
Pamela ci canta vecchie canzoni.
Ascoltiamo alcune poesie.
Anna Romei, assessore al lavoro della Provincia di Pisa,
illustra il patto per l'occupazione femminile.
Il gruppo muove verso Piazza del Popolo e torna al Bastione.
Aperitivo rosa a prezzo popolare sotto la loggetta
e proiezione del video inviatoci dal gruppo rock "le rivoltelle".
Ore 11,30 Chiusura della manifestazione.

azione di se non ora quando a livello locale e informazione a mezzo stampa

Niente della nostra manifestazione è passato sulla stampa locale. Bisogna studiare il modo di avere maggiore visibilità. Riflettiamo e avanziamo qualche idea.

la poesia di Daniela Bianconi letta nella manifestazione del 13

UNA VITA TARGATA IKEA

Vorrei una vita
targata IKEA
dinamiche di rapporti interpersonali semplici
a buon prezzo
accompagnate da chiari libretti d'istruzioni
senza tutto quel bagaglio d'irrazionale
che mi angustia
ansie che fanno male
e mi mangiano dentro.
Si comunica in maniera criptica
si finge di essere sereni
sorriso incastrato e impostp
e dentro brucia tutto...
Nella mia vita niente è segnato
si monta tutto senza disegno
e ogni volta resto interdetta
perchè sempre avanza
o manca un pezzetto...
Prima o poi forse
capirò dove va infilato?

domenica 13 febbraio 2011

le parole di Maria

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Il 13 febbraio 2011 a San Miniato
Gli eventi che si sono susseguiti nelle ultime settimane hanno avuto un’eco vastissima a tutti i livelli dell’informazione. Un’eco così vasta che ci sentiamo stordite dalle tante immagini e messaggi che ci passano vorticosamente davanti, in una spirale nella quale sembrano essersi consumate tutte le parole dello sdegno e dell’ira: perfino le parole che, in questa settimana, abbiamo tante volte pensato per questa manifestazione.
Ma, per fortuna, non è proprio così, non solo perché le parole possono sempre ricaricarsi di senso, ma soprattutto perchè oggi c’è qualcosa di nuovo che è forte e potente quanto l’articolazione verbale.
Questo è il nostro mostrarsi, il nostro esserci, il nostro essere qui ed ora; questo nostro esserci è oggi la parola più forte e non consumata.
Questo distingue la manifestazione di oggi: il fatto che noi, parte lesa da sempre, abbiamo trovato la forza di uscire, di mostrarci, di dare voce allo sdegno in questa forma.
Noi non vogliamo usare la metafora calcistica dello scendere in campo. No, noi non siamo scese in campo; da cittadine siamo scese nella collettività per testimoniare il nostro dissenso rispetto allo scadimento della vita pubblica, per dire l’ansia per il futuro dei figli, l’orgoglio del femminile e anche la determinazione  a cambiare.
Lo facciamo con misura e fermezza tenendo in mano il filo sottile che sorregge il nostro slogan bianco e rosa. Perché bianco e rosa sono oggi i colori dell’ira.
Vogliamo prima di tutto uscire dall’impero delle merci che ha collocato il nostro corpo e quello dei nostri figli, mariti e compagni negli scaffali del vendibile.
Non vogliamo più essere un bene vendibile  né strumento di un profitto. I corpi, tutti i corpi, non si vendono e non si comprano e i sentimenti non si manipolano con l’oro.
Respingiamo con forza il modello del desiderio senza limiti.
Vogliamo la rifondazione morale della polis perché i fatti avvenuti costituiscono un’offesa troppo grande alle donne, agli uomini e al lavoro. Troppo grande è diventata la sproporzione tra la lotta quotidiana di tante famiglie e la ricchezza di troppi. Chiediamo che si corregga la forbice di questa ricchezza, che si ponga al centro della vita politica la questione morale, la solidarietà, il lavoro, la formazione e la ricerca scientifica.
Sappiamo che dovremo tornare ancora perché l’etica e la dignità non sono per sempre, tanto meno quelle delle donne. Vanno continuate, riconquistate e sempre testimoniate. Dunque torneremo ancora e, ogni volta che ritorneremo, ricordiamoci sempre, come è avvenuto oggi, di parlare con una voce sola.

quello che abbiamo letto insieme

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Rispetto e dignità delle donne
a San Miniato è già fiorita la mimosa

Io ero una contadina: vivevo con tanta gente in una casa non mia. Lavoravo nei campi, badavo gli animali, i bambini e i vecchi; di tutto il resto sapevo ben poco.
Quello che ho fatto merita rispetto

Io ero una casalinga, ho fatto giorno dopo giorno le stesse cose, sfruttando ogni risorsa, attenta a tutto a e tutti, poco a me stessa.           
Quello che ho fatto merita rispetto

Io ero una fiascaia, sedevo ore e ore su una seggiolina a impagliare, tagliandomi le dita con la sala. Poi c’era la famiglia e anche la casa.          
Quello che ho fatto merita rispetto

Io facevo la stagione del tabacco e dei pomodori, lavori fuori casa che si sommavano a tutti gli altri dentro; per me restava poco o forse niente.
Quello che ho fatto merita rispetto

Io facevo la sarta in casa; a cucire avevo imparato da piccina, bucandomi le dita a fare filze e orli. Non si guadagnava tanto, ma potevo star dietro alla famiglia.
Quello che ho fatto merita rispetto

Io avevo imparato dalle suore a ricamare e tutta la vita mi sono cavata gli occhi su corredi e tovaglie d’altare, Ci volevano occhi buoni, ma rendeva poco.
Quello che ho fatto merita rispetto

Io ero una suora, sono vissuta nell’obbedienza e nella preghiera, dedicandomi a Dio o all’assistenza degli altri, in un mondo ovattato e lontano.
Come ho vissuto merita rispetto

Io ero infermiera al vecchio ospedale, ho lavorato appoggiandomi sulle mie risorse di donna,  in mezzo alla gente, aiutandola nel dolore a ritrovare la speranza. 
Quello che ho fatto merita rispetto

Io ero un’aggiuntatrice a domicilio, incollavo i pezzi in cucina, mentre preparavo da mangiare per tutti, quando il lavoro era tanto, ma non se ne conoscevano i grandi rischi.
Quello che ho fatto merito rispetto

Io lavoravo a casa per le confezioni, passavo giorno e notte alla macchina da cucire, si doveva lavorare duro e non si guadagnava tanto, ma anche questo serviva ad andare avanti.                                                                         
Quello che ho fatto merito rispetto

Io lavoravo in conceria, per riguardo mi mettevano alle rifiniture, con grandi forbici per tagliare, oppure alla tintura, reparto che è stato a lungo pericoloso.   
 Quello che ho fatto merito rispetto

Fo la custode nelle scuole; devo essere felice di lavorare tra le voci e le risse dei bambini. Poi torno a casa e comincio un altro lavoro.
Io, come tutte, merito rispetto

Sono un’insegnante, vorrei poter dire ai miei studenti che sapere è bello e utile e che il loro impegno sarà ripagato nel percorso professionale che li attende.
Il mio lavoro merita il massimo rispetto

Sono una dipendente pubblica, lavoro con impegno da una vita e sento la dignità del servizio che svolgo. Come me molte e molti, non dei fannulloni, ma parte viva di un organismo sociale.                                                               
Io, come tutte, merito rispetto

Lavoro in un calzaturificio, se verranno tempi ancora più duri sarò sicuramente licenziata prima degli uomini.                                                              
Io, come tutte, merito rispetto

Provo a fare l’imprenditrice. Tento di portare avanti le mie idee ed esigo di essere rispettata come italiana nei miei contatti professionali nel mondo.
 Io, come tutte, merito rispetto

Sono un’insegnante precaria; da anni mi licenziano a giugno e mi riassumono a settembre.
Vorrei essere la prova per i miei studenti che la formazione è un buon investimento.
Io, i miei colleghi e i nostri studenti meritiamo rispetto.

Sono una giovane disoccupata, una di quel 29% della disoccupazione giovanile, piena di frustrazioni per quello che di me non ho potuto realizzare. Voglio aver spazio per il mio futuro.                                                                               
Io, come tutte, merito rispetto

La fabbrica dove lavoravo è stata chiusa, ci sono stata tanti anni, ora che non sono più giovane ho poche prospettive di occupazione e tanti impegni ai quali non so  come rispondere.                                                                                 
Io, come tutte, merito rispetto

Sono un’immigrata, ho portato con me speranza e coraggio Ho chiuso i miei sogni in un cassetto, ma ne ho sempre la chiave. Ho creduto in questo paese dove ho fatto spesso lavori di assistenza. I miei bambini, nati in Italia, non sono italiani.
Io, come tutte, merito rispetto

Sono una ricercatrice precaria, mi sono formata per tanti anni in Italia e all'estero; lavoro con contratti a termine e poche risorse in un paese che non crede nella ricerca.
Io, come tutte, merito rispetto

Sono un'operatrice sociale; lavoro con famiglie sempre più in difficoltà con sempre meno risorse. Vorrei non perdere la fiducia in quello in cui credo.
 Io, come tutte, merito rispetto

Lavoro in un call center; mi pagano per entrare nelle case e convincere le altre donne a comprare sempre e comunque. Fino a notte fonda m’inseguono le loro voci.                                                                                                               
Io, come tutte, merito rispetto

Sono una professionista, cerco di portare avanti lavoro e famiglia, ma spesso sono insoddisfatta e mi critico in entrambi i ruoli.                  
 Io, come tutte, merito rispetto

Sono una negoziante; nel paese ho contatti con tutti, ma vedo spesso il mio lavoro frustrato per la concorrenza dei centri commerciali e temo di non poter andare avanti.                                                                                        
Io, come tutte, merito rispetto

Sono una commessa, lavoro con ritmi serrati in grandi spazi pieni di rumore e di gente sempre in movimento; ormai si lavora anche di domenica e per le feste comandate.      
Io, come tutte, merito rispetto
Sono una donna che ha creduto nella politica come strumento per il miglioramento della vita e della giustizia sociale.Quello che ho ottenuto è venuto solo dal mio sacrificio e dalle mie capacità.                               Io, come tutte, merito rispetto

Sono una madre e una nonna; ho lavorato in casa, in fabbrica, nella scuola, in ufficio. Ho fatto studiare i figli con sacrificio, sperando che la loro vita fosse migliore della mia.
Ora vanno avanti con fatica alla ricerca di un lavoro che non c'è.
Io, come tutte, merito rispetto

Ho dei figli piccoli che mi sforzo di educare ai valori della vita civile, dell'impegno e della solidarietà. Vedo ridursi sempre più gli orari scolastici e diminuire le politiche di sostegno alla famiglia.
Io e i miei figli meritiamo rispetto

Sono una ragazza alla quale i media hanno presentato modelli di vita inaccettabili.
Voglio essere orgogliosa di essere donna, della mia mente e delle mie idee.
Voglio avere davanti a mela possibilità di formarmi, di fare scelte, di non cedere a compromessi, Voglio potere avere delle speranze e delle certezze.
Io, come tutte, merito rispetto

Sono una bambina; voglio vedere la mia famiglia felice, giocare e imparare a diventare grande.Voglio stare, sicura e rispettata, in mezzo agli altri e andare avanti verso un mondo di pace. Tutte noi, tutte, meritiamo rispetto


Se non ora quando    San Miniato 13 febbraio 2011       .
 

attraverso San Miniato la mattina del 13 febbraio

Primo post di questo blog

Stamani ci siamo incontrati, ma abbiamo solo incominciato.
Cerchiamo di andare avanti per riflettere insieme.